Un RFID per tutti
(Radio Frequency IDentification)


Per chi vuole capire DOVE stiamo andando... e sopratutto CHI ci sta guidando!

martedì, gennaio 30, 2007

A quando un RFID su per il c..o mentre magari mi appisolo un attimo dopo pranzo??

ADN Kronos - Lun 29 Gen

Roma, 30 gen . (Ign) - E' il momento dell'uomo bionico o il chip sottopelle è soltanto la moda del momento che svela una nuova tecnologia che con le mode ha poco a che fare? Negli stati Uniti - racconta la Rete - tra i giovani è trendy farsi installare piccolissimi microcircuiti che permettono ai sensori posti dietro la porta di casa di riconoscerti e farti entrare.

Niente chiavi dunque ma solo una mano che si avvicina all'uscio. Un giovane canadese addirittura nel suo blog racconta di due impianti e della sua ragazza che ha fatto lo stesso, risparmiandosi la fatica di inserire password sui personal computer.

Oppure, è il caso di una discoteca spagnola: lì i clienti entrano senza passare dalla cassa. A riconoscerli è sempre un chip indossato sotto la pelle. In Gran Bretagna poi, Kevin Warwick, uno dei pionieri di queste ricerche, sta cercando di far dialogare sistema nervoso e silicio in modo tale da trasmettere direttamente i suoi comandi cerebrali in maniera digitale.

Impazza insomma la Radio Frequency IDentification (RFId) la tecnologia hi-tech da impiantare: che permette il riconoscimento automatico di persone, ma anche oggetti e animali.

In sintesi un microchip che contiene dati (tra cui un numero univoco universale scritto nel silicio) e una antenna che permette di ricevere e di trasmettere con radiofrequenze i dati. Una carta di identità sempre a vista, indistruttibile e a prova di truffe. E che domani secondo i profeti del cyborg potrebbe fare chissà cosa grazie a tecnologie come l'RFId.

Interrogativi a cui Giovanni Miragliotta, l'ingegnere a capo dell'Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano, che si occupa del monitoraggio del mondo italiano dell'RFId, preferisce però rispondere con grande cautela: ''Perché sono cose che colpiscono, ma è roba da fantascienza. Mentre noi siamo ingegneri. E ci sembra già un grande passo in avanti quello di potersi liberare dalla necessità dell'identificazione ripetitiva che contraddistingue il nostro quotidiano''.

L'ingegnere del Politecnico spiega a Ign, testata on line del Gruppo Adnkronos, gli obiettivi attuali della RFId: ''Piuttosto che l'applicazione del chip sottopelle, su cui personalmente ho delle riserve, credo che l'RFId possa invece permettere di migliorare la qualità della vita''.

Cioé, facendo un esempio: ''Quando mi reco in Comune per avere dei certificati, se ho un chip in una carta che tengo nel taschino potrei riuscire a non avere più bisogno della compilazione di tanti moduli, che mi chiedono sempre le stesse informazioni, per esempio anagrafiche, e rivolgermi direttamente allo sportello per ottenere ciò che mi serve''.

Questo, aggiunge l'ingegnere del Politecnico, ''è quello che intendo per liberarsi dalla 'ripetitività della identificazione'''. ''E questo vale in Comune, ma anche in tantissimi altri posti: dall'ospedale ai mezzi del trasporto pubblico. In Italia l'RFId è sviluppato, e ci sono, restando al sistema dei trasporti, a Brescia e a Milano, solo per citare due casi, già abbonanamenti che permettono il riconoscimento del titolare che viaggia tramite chip basati sulla tecnologia RFId''.

Tornando al discorso del chip sottopelle, che la stessa Authority per la privacy ha giudicato inammissibile, Miragliotta ricorda come ''in Italia c'era stato un progetto ospedaliero che prevedeva, in accordo con il Garante per la protezione dei dati personali, l'inserimento di chip nei tessuti per una categoria di malati, quelli in stato di incoscienza''.

Ma anche in questo caso ''il progetto è rimasto sulla carta''. Al di là delle realtà più di frontiera, più legate a cibernetica e uomo bionico, più da film che da laboratorio (attuale), Miragliotta punta l'attenzione sugli usi che già vengono fatti in Italia delle RFId. L'Osservatorio del Politecnico infatti fa un monitoraggio continuo delle applicazioni. Presenti nel settore manufatturiero, dove permettono di 'taggare' i prodotti in lavorazione, e in quello agricolo, dove invece i chip permettono di identificare e raccontare la storia dei capi d'allevamento.

Oppure ancora alcune stazioni sciistiche che danno ai loro clienti card con chip che permettono risalite e discese''. Oltre al monitoraggio l'Osservatorio analizza con le aziende interessate i casi d'uso di questa tecnologia, aiutando i manager a scegliere le strategie. ''Come nel caso della Dafne, consorzio farmaceutico che sta valutando con noi RFId per controllare i carichi di farmaci in lavorazione''.

Una tecnologia che è di buon livello, in alcuni casi già utilizzata a regime, ma non ancora all'altezza degli Stati Uniti e del Giappone, dove le tecniche di identificazione col chip sono già più diffuse e soprattutto vengono associate alla possibilità di micropagamenti.

''Negli Usa e in Giappone chi dispone del chip può fare anche dei micropagamenti che utilizzano il conto corrente di chi è già stato identificato correttamente dalla tecnologia a radiofrequenze. Ma si tratta -aggiunge- di realtà ancora sperimentali che avranno bisogno di tempo per essere messe a punto e diventare veramente utili''.

(Adnkronos)

da: http://it.news.yahoo.com/29012007/201/chip-sottopelle-intanto-teniamo-in-tasca-ci-semplifichiamo-vita.html

1 Comments:

Blogger Xeno said...

della serie: non ho parole.
non voglio che il miglioramento della qualità della mia vita dipenda da un chip.
preferisco continuare ad aprire la porta di casa con le mie chiavi e pagare la discoteca come ho sempre fatto.
P.s.
ci sono cose più importanti da risolvere su questo pianeta!

gennaio 30, 2007 2:32 PM  

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